lunedì 13 novembre 2017

T - Le industrie della cosa artificiale



I porti sono un elemento fondamentale per lo sviluppo economico del paese in quanto facilitano il commercio internazionale.
Per le città e regioni portuali il porto ha invece perso parte della sua centralità economica. In effetti si è ridotta l’occupazione nel settore. 
In realtà l’occupazione portuale non è del tutto scomparsa, ma ha piuttosto cambiato le sue caratteristiche, con una riduzione dell’occupazione nella movimentazione merci (occupazione diretta) e un aumento di quella nelle attività di servizio (occupazione indiretta).


Chi trae vantaggio dall’esistenza dei porti?
L’impatto economico dei porti si può suddividere in due categorie:

  • Microeconomico: ossia riferito ai singoli operatori economici (imprese e persone)
  • Macroeconomico: ossia riferito ad un intero sistema economico (nazionale, regionale, locale)
Dal punto di vista microeconomico l’impatto economico positivo dei porti è fortemente cresciuto negli ultimi decenni. Si ricorda che la riduzione del costo del trasporto e delle operazioni portuali è uno dei motori della globalizzazione: per le imprese che importano ed esportano e possibile commerciare con località distanti a prezzi bassi. Ciò si ripercuote positivamente anche sui prezzi finali e quindi sui consumatori (famiglie ed altre imprese).
Questi vantaggi individuali si risentono anche a livello del sistema macroeconomico nazionale (a livello aggregato, l’insieme dei vantaggi conseguiti da imprese e famiglie si ripercuote sul reddito e il benessere nazionale).
Per contro, sempre dal punto di vista dell’analisi macroeconomica, l’evoluzione del sistema logistico-portuale ha generato ricadute economiche negative per i sistemi economici delle città e regioni portuali. In effetti, la meccanizzazione delle attività di movimentazioni merci ha ridotto notevolmente l’occupazione in questo settore (e oltre a ciò, a causa della crescita dei traffici, sono aumentati gli impatti ambientali negativi per le regioni portuali). Tuttavia il porto rimane comunque una delle principali fonti di occupazione nelle località portuali anche se le tipologie di attività più caratteristiche sono cambiate.


L’occupazione diretta
L’occupazione diretta nel settore portuale comprende queste attività che si svolgono in porti e che sono necessarie alla movimentazione delle merci: scaricatori, gruisti, servizi portuali, capitaneria di porto, ecc. (Musso e Ghiara, 2007)
Prima della containerizzazione, il porto richiedeva molta mano d’opera per la movimentazione e i “camalli” (scaricatori) caratterizzavano l’occupazione portuale. Oggi, con la containerizzazione e la meccanizzazione delle operazioni di movimentazione, l’occupazione in queste attività è fortemente calata (provocando anche importanti lotte sociali in particolare negli anni ‘80), mentre si mantengono le attività (comunque meno rilevanti per numero) di servizio alla nave e di gestione del porto.


L’occupazione indiretta
L’occupazione portuale indiretta fa riferimento a tutte queste attività che non si svolgono direttamente in porto ma la cui esistenza è conseguenza dell’esistenza del porto in quanto sono fornitori o clienti del porto e delle attività portuali (Musso e Ghiara, 2007).
Nell’occupazione indiretta rientrano, secondo alcuni autori, queste attività industriali per cui esiste una convenienza a localizzarsi presso i porti. Un primo esempio è l’industria di base e pesante, come le acciaierie, che usano dei materiali pesanti e costosi da trasportare via terra. Per questo motivo preferiscono localizzarsi vicino ai porti (addirittura a ridosso delle banchine) in modo da svolgere via mare gran parte del trasporto degli input e output.

Un altro tipo di industria che si localizza presso i porti è quella della cantieristica navale (costruzioni e riparazioni). È intuitivo come (oltre alla presenza dei clienti), trasportare il prodotto finale (la nave) sia anche qui molto meno costoso.
Un'altra tipologia di attività indirettamente legata ai porti sono queste attività che forniscono servizi alle navi, alle compagnie di navigazioni e ai passeggeri o che sono clienti dei trasportatori. Si pensa principalmente agli intermediari quali agenti marittimi o spedizionieri. 

L’occupazione indotta
L’industria portuale, come tutte le altre industrie genera anche occupazione indotta. Con questo termine, si fa riferimento anche ad attività che di per se non hanno nulla a che fare con il porto come il commercialista, il fornitore di prodotti di cancellerie, le scuole, i negozi di alimentari, la palestra, lo studio medico, ecc. Nelle città portuali, parte dell’occupazione in queste attività esiste perché le aziende, i lavoratori portuali (diretti e indiretti) e le loro famiglie hanno bisogno di questi beni e servizi per cui, se cresce l’occupazione nel settore portuale, crescerà la domanda di questi beni e servizi e quindi anche l’occupazione in queste attività.



Bibliografia

Autorità Portuale di Genova (2011), “Numero monografico sul lavoro portuale”, Quaderni Portuali, 

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